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Libro -
Poesia |
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▲ La copertina del libro: « REPELLENTE E TENERO » di MARINA
PALMIERI ( * ) [ Editore: LABORATORIO DELLE ARTI, Milano ] Prefazione di Domenico Cara ───────────────────────── ( * ) In copertina: Pieter Paul Rubens I quattro continenti (particolare) |
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[ Da: ] PREFAZIONE del professor DOMENICO
CARA al libro: «
REPELLENTE E TENERO » - di MARINA
PALMIERI - [ Titolo della Prefazione > ] DOPO I CODICI DELLA
SINGE The rest is
silence Che senso
avevano le sue parole? Nessuno. Egli
non offriva che sogni, assurde
chimere. E tuttavia ... erano proprio tutte
così false le sue parole?
(Henri Daniel-Rops) «L'impadronirsi
della poesia avviene - nei versi di Marina Palmieri - per spasmi e respiri
bradi, su scissioni paradigmatiche e immagini quiete ed inquiete e – direi –
-a-brasive, per la stessa serie di rifrazioni emozionali che suscita.»«Tutto
si sposta verso il basso, si configura sfrangiato senza diventare mai
suadente merletto e, tanto meno, gioco fortuito e leso della dissolvenza che
– in fondo – l’accetta nel clima di un’interrotta e spiralica iconografia,
per transiti, tracce e metafisici trapassi “di quest’oscurità
illuminante”.»(..) «È
questo il genere di passione che nella sua scrittura si accampa, a suo modo
intimo e occasione di incontro con i fantasmi della propria autobiografia,
l’eleganza del vuoto, il modo d’essere del non effimero silenzio e – quindi –
su enigmi di sfinge, non ambivalente, ma con qualcosa che cede alla
riflessione privata senza aspettare che il sangue convochi estremi e
sconvolgenti affezioni e comportamenti (un passo verso Novalis? un associarsi
ai ritorni del tempo precario utilizzando la negazione?).» (..)
«La poesia le serve per non contristare ulteriormente i fendenti acri della
vita, in cui non è soggetto disperso ma neanche ha motivi per estrose e ramificate
lusinghe: “io prendo le distanze / da tutto ciò che non vola…” Così
i suoi versi non dispongono di un perfetto ed algido destino ma di una
spontaneità più tersa, avviluppati dalla commistione che si realizza fra il
sogno e la prassi non del tutto elusa se riavvia puntualmente gli stimoli del
colloquio alle diverse striature del lirismo, quasi al di là da ogni tono
intimistico e connotati dal colore del testo per conferire movimento al suo
timido immaginario, in cui solo può ravvisarsi “un istante di perenne
bellezza”. La
medesima verticalità del non-schema, che peraltro offre grazia ed eleganza al
suo rivelarsi assoluto, racconta particolari storie d’inizio e di fine del
nuovo (e nostro) mondo, spezzoni di leggibilità dell’io, non propriamente metrici
ma capaci di attivo tono, di una costruzione dimessa e pura nel medesimo
tempo, per cui il testo poetico si fa discorsivo, quasi leso fra il non-detto
e indubbiamente cromatico nel riassorbire il disincanto personale. La
sfinge così è la natura stessa dell’evento, senza quelle condizioni
esegetiche che stabilivano l’anatomia di una certa poesia sperimentale o che
accampano tesi di spessore e di ridisegnatura dello spazio espresso su
avventura visuale, si riannoda al proprio silenzio, su andamenti automatici,
gli slow di una natura illusoria di spostamenti e, direi, di danze continue,
configurandosi maniera dello stile icastico, prova di quotidianità segreta e
conduzione sapienziale senza frenesia, nell’andatura incalzante e senza
sicura dimora. L’Amore
è speranza contigua, qua e là fusa alla trasformazione del tempo
dell’esecuzione dell’opera, ma anche memoria fruitiva, che scandaglia il
senso del reale per sequenze, smagliate per riesplorazioni di mutamento e
ricomparse della riflessione del ritmo che sa di musica scarna, mai piena, né
scaturita da esterni o vuoti stimoli personali, o soltanto per pura
percezione della trascendenza del suono. Dono
della transizione quindi, mai intensa post-avanguardia, e mai sperimentazione
dell’esteriore, questa poesia di Marina Palmieri incontra la pertinenza di un
linguaggio sintetizzato, non senza occulti traumi, né puramente molecolare,
mentre informa della propria innocenza, spirituale e corporea, controllando i
sentimenti o evocandoli nella sostanziale amarezza (..), con una “sensibilità
esigente” muta “per il divino e il perso”.» ( prof. DOMENICO CARA, dalla Prefazione al libro
"Repellente e tenero", di Marina Palmieri ) |
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■ «REPELLENTE
E TENERO» -
Autore: MARINA PALMIERI - Libro, Genere Poesia, Anno 1991 - Ed. Laboratorio
delle Arti, Milano - Prefazione di Domenico Cara |
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335.80.880.79 - postmaster@marinapalmieri.it |
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